giovedì 23 ottobre 2014

Indovina chi

Mia zia da Roma ha voluto regalarmi un libro dal titolo abbastanza ambiguo “Chiudo il gas e vado via”. L’autrice è per me una sconosciuta, anche se poi ho saputo che ha scritto degli articoli su The Guardian. Si chiama Emily Barr.
Sarò sincera, all’inizio pensavo che questo libro fosse un romanzetto rosa sdolcinato per donne frustate. Poi, ho capito che invece si trattava di un giallo, ma molto leggero. La copertina dai colori pastello e dall’immagine simpatica e il titolo ironico non combaciano con la storia, abbastanza tragica e complicata. Insomma, ciò che ci si aspetta dalla storia non coincide con l’intreccio stesso. Penso che ci sia stato un errore da parte di chi ha gestito la grafica della copertina e la traduzione del titolo oppure è voluto.
La storia è carina ma in certi punti è sviluppata senza riuscire a coinvolgere il lettore. Il fatto principale è che una donna, per diversi motivi, decide di cambiare identità ma dopo dieci anni viene scoperta e…
La cosa strana è che in certi punti è come se avessi letto qualcosa che avrei potuto scrivere io; cioè, invece di sentirmi vicina ai personaggi, mi sono sentita un tutt’uno con la scrittrice. Certe cose le avrei scritte pari-pari. Non mi era mai successo prima di provare questa sensazione!
La storia è ambientata in Australia, non a Sidney o a Camberra, ma in un paese sperduto nel deserto, di nome Craggy e qualcosa… Se avevo un minimo desiderio di visitare la terra dei canguri, leggendo il romanzo, mi è letteralmente passata la voglia!



In certi momenti, tutti avrebbero voglia di partire per un po’; di dimenticarsi da dove vengono e chi sono; di prendere un’identità diversa e ricominciare. Non è così facile. Però, alla fin fine, un modo per evadere esiste (e non mi riferisco a droghe o ad alcol). Basta solo fregarsene di tutto e di tutti (senza esagerare) in quei momenti in cui ci si sente con il fiato sul collo.

domenica 12 ottobre 2014

Donne informate sui fatti (scabrosi)

Cari amanti della carta stampata, ho appena finito di leggere “Donne informate sui fatti” di Carlo Fruttero e ve ne faccio subito una breve recensione.
Si tratta di un giallo, molto carino e poco impegnativo. In ogni capitolo, è una donna che parla. Può essere la bidella, o la volontaria, o la figlia, o la migliore amica, o la carabiniera, o la giornalista, o la barista… Tra di loro si nasconde un colpevole. Provate ad indovinare…
Non mancano gli uomini nella storia (Semeraro, Don Traversa, il carabiniere, il rumeno, il padre), ma i loro movimenti e i loro ragionamenti (e da quando gli uomini ragionano?) passano sempre attraverso il punto di vista di una donna. I loro sentimenti e le loro motivazioni sono sempre filtrati e il “passino” sta in mano al gentil sesso.
Chi è stato a uccidere Milena, un’ex prostituta rumena, e a gettarla in un fosso con gli indumenti da squillo addosso, appena fuori Torino?
A dir la verità mi sembra che l’intento dell’autore non sia quello di coinvolgere il lettore nelle indagini. Leggendo, non cresce la voglia di scoprire il responsabile del crimine, ma ci si diverte a scoprire le paranoie e i segreti di ciascuna donna implicata. Non oserei definire questo libro “un giallo”. Si avvicina di più a un romanzo rosa, ma con un po’ di grigio in mezzo. Ehehe!
Mi stupisco spesso di come certi scrittori uomini riescano così bene a rappresentare e a far parlare il mondo femminile, a volte meglio di certe autrici donne!



Fruttero non ha scoperto l’acqua calda. Le donne sanno sempre tutto o, comunque, riescono sempre a venire a conoscenza della verità. Però, il loro difetto è che si confidano a troppi e a volte a persone sbagliate. Risultato? Ciò che sanno, li si riversa contro. Ahi, ahi, ahi! 

mercoledì 8 ottobre 2014

Il corpo umano in guerra

Cari divoratori e mangiucchiatori di libri, ho appena finito di leggere il secondo romanzo di Paolo Giordano “Il corpo umano”. E’ stata la copertina ad incitarmi perché altrimenti avrei lasciato il libro sullo scaffale a continuare a prendere polvere. Ho ancora brutti ricordi riguardanti “La solitudine dei numeri primi” (il libro esordio di Giordano). Non mi capacito di come un libro del genere abbia potuto vincere il premio Strega” e vendere oltre due milioni di copie in tutto il mondo! Secondo me, è stato il marketing a vincere e non certo il racconto in sé.
Ma lasciamo stare le mie paranoie.
“Il corpo umano” è un lungo flashback di alcuni militari in missione in Afghanistan. L’insulsaggine della loro presenza in quel territorio ostile aumenta di pagina in pagina. Le loro storie si perdono tra ciò che hanno dovuto lasciare in Italia (una moglie, dei figli, una donna incinta, una madre, la salute mentale) e ciò che trovano nel territorio dei talebani (il deserto, bei tramonti, mine, attentati).


A volte non abbiamo per nulla rispetto per il nostro corpo. Lo usiamo come fosse una macchina, un giocattolo, un’attrazione, uno scudo, un’arma e ci accorgiamo della sua preziosità solo troppo tardi. Ci rendiamo conto che non siamo immortali solo quando stiamo poco bene. Anche solo un banale raffreddore ci  ricorda che siamo fragili. Eppure è proprio con il nostro corpo che agiamo nello spazio e nel tempo con un fare da dominatore. Affianchiamo alle parole gesti e movimenti capaci d’influenzare il corso della Storia.